Tony Blair convinto che la Brexit si fermi

Tony Blair convinto che la Brexit si fermi

Dichiarazioni pro-Europa dell’ex-premier.

L’ex inquilino laburista di Downing Street, Tony Blair ha lanciato un appello all’Europa affinché tenga aperta la porta dell’Unione alla Gran Bretagna.

Blair si è detto infatti convinto che il 2018 sia l’anno decisivo per un rientro della Gran Bretagna nella Comunità Europea. E le sue impressioni confermano il timore che si è diffuso negli ambienti economici del Regno Unito circa la decisione presa dopo il referendum.

Le modalità secondo l’ex premier dovranno passare attraverso una decisione del parlamento britannico e successive ad un nuovo referendum. Segno che questa volta i sudditi di Sua Maestà Britannica potrebbero pronunciarsi a favore della permanenza.

In realtà le perplessità circa l’auto-esclusione del Regno Unito è palpabile dove si fanno i conti con il futuro di un’economia che aveva trovato un equilibrio stabile con la formula “Europa e NO Euro”.

A questo punto la Gran Bretagna si trova non solo nelle condizioni di dovere subire un impatto col mercato senza il paracadute che l’Europa prevede per gli Stati membri, ma anche il forte debito derivato dagli importi da versare per gli accordi già intrapresi in Europa, e lo svincolo.

Gran Bretagna meta meno ambita

Da registrare inoltre che lo status di convenienza fiscale e strategica dell’Inghilterra ha perso un po’ del suo appeal per alcune aziende che avevano posto a Londra le loro sedi, e che ora si trovano relegate al ruolo di “straniere”.

Evidentemente a poco è servita la campagna di rassicurazioni prodotte dal governo e la conferma per i residenti europei del mantenimento dei privilegi conseguiti.

Nell’intervista apparsa su Repubblica.it, Tony Blair ha detto testualmente: “Il 2018 sarà l’ultima chance di fermare la Brexit. Toccherà al parlamento britannico bocciarla. Ma anche l’Unione europea avrà un compito cruciale: dire alla Gran Bretagna che la porta resta aperta. Il 2017 era troppo presto perché il negoziato era agli inizi, il 2019 sarà troppo tardi”.

La preoccupazione dell’ex-premier è quindi che la situazione si diriga verso una condizione di “non-ritorno” per il suo Paese.

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